Il 26 agosto del 1965 i carabinieri Luigi de Gennaro e Palmerio Ariu furono assassinati mentre erano in servizio presso la caserma di Sesto di Pusteria. Luigi sarebbe stato mio zio. A loro, in occasione del 60esimo anniversario, il mio ricordo. Le opere pubblicate in questa pagina sono state donate al Comando Provinciale dei Carabibieri di Trani e alla Stazione dei Carabinieri di Sesto di Pusteria.
Nell’opera, le vesti dei carabinieri assumono le sembianze delle Dolomiti, tipiche formazioni montuose dei luoghi dove prestavano servizio. Nel cielo è rappresentato il volo di uccelli migratori per rappresentare il cambiamento, passaggio verso una nuova vita.
La composizione poetica si sviluppa in un dialogo nel momento appena successivo all’incursione dei terroristi che, circondata la caserma fecero fuoco verso le finestre. I due carabinieri morenti, in un primo momento smarriti e ancora inconsapevoli di quanto sia accaduto, prendono coscienza del loro destino.
No Luigi, non so ancora cosa è stato. Forse il rombo crudele di un tuono sulla linea mansueta dei grilli che, con la complicità di una luna che ha smesso di cantare, ci ha abbandonati nella pece di una notte di cui resta solo un relitto incagliato nell’ombra. 0 forse erano i sassi caduti dalla croda a sfigurare il racconto dei giganti che pacifici e ignari dormono.
Perché sei venuto Palmerio? Cosa credevi di trovare nel fragore che ancora rovescia stoviglie e vettovaglie, nell’acre odore del sangue sulle colonne del corriere? Con la schiena esposta contro la finestra, nel bollore di una pentola che anticipava le risate giovani attorno ad una tavola allegra, il piombo.
Questa oscurità ci porta via la giovinezza. Chiusa nel legno. Andranno a cospargere i boschi con le nostre risate spezzate. Sotto quegli alberi ci troveranno per sempre. Ogni volta che cercheranno le nostre voci. Ogni volta che sulle lapidi le lacrime incontreranno i nostri nomi. Vano sarebbe il chieder loro di non piangerci.
Anche noi lo faremo perché avevamo progetti per conquistare il nostro avvenire irrisolto e speranze per colmare gli invasi esasperati dalle torride stagioni delle nostre terre lontane.
Ci rattrista mamma, papa, fratelli, sorelle, vedervi arrivare ora che tutto è terminato. Perdonateci se andiamo via così, sul calar efferato di una placida estate.
Una fiamma perpetua arderà nel nostro petto.
Sarà d’argento. Arderà fiera di questi figli.
E noi la nutriremo con la fedeltà che nei secoli le giurammo.
In lei ritroviamo la forza, in lei riponiamo i vostri cuori.
Abbiate cura dei nostri occhi tra i vostri ricordi e il vivere ci sarà perenne.
