– Anche tu? Chi altra dopo di te? Sfinita da un amore terminale. Colpita a morte dalla mano che avantieri ti porgeva un fiore. Il tuo viso è su tutti i giornali. Il tuo sorriso in tutte le televisioni.
– A cosa servirà il nostro sacrificio? Martedì il silenzio seguirà il mio nome. Un minuto. Che tutto taccia come fosse un urlo di disperata ribellione. Impara ad amare. E impara ad accettare che un amore può anche sfiorire. Ma tu sprezzi il tuo volto in uno specchio e ti vendichi sul mio petto. Ti ho dato il mio cuore. Ti porti via la mia vita? Che parole usi? Che cosa fai? Persino tu, docile e affabile, ti rendi complice di tale violenza? Credi sia stato semplice per me, dopo tanti anni? Hai mai provato a chiederti cosa stessi provando io? Ogni distacco è un lutto. Dovresti imparare a portartelo addosso non come un gelido supplizio, ma come il tepore accogliente di un nostalgico ricordo.
– Vieni con me Giulia. Ci aspettano. Qui non c’è più nulla su cui piangere. Anche tu farai parte di questa schiera di anime trafitte di cui instancabilmente si farà il nome per ricordare ai vivi che l’amore non pretende, semmai dona. Anche quando finisce. Perché accettare la separazione è il dono estremo che un amore possa concepire.
– Chi altra dopo di noi? Che nome avrà? Che sorriso smetterà di irradiare? Che vuoto squarcerà?