#MAIPIùSOGNISPEZZATI

Non sogno più. Le mie notti? Tele biancastre contaminate da un buio invalicabile. Pallore di vergini vedove vestite di lutto. Intingo il pennello nel giallo di Napoli brillante. Ripercorro l’eco di un gesto che mi fu familiare. Ma ogni movimento si frantuma a metà strada tra la visione e la materia. Paralizzata. Davanti a me: nulla.

Sento le dita di Emidio che sfiorano la mia mano miope, incapace di leggere la grafia di un futuro che da qualche parte deve pur esser tracciato. Mi tiene con dolcezza rassicurante. Mi conduce, senza nemmeno una parola, verso la tela che sembra protendersi verso di me. Desiderosa di essere finalmente di colori pervasa.

Vedo le curve di una spiaggia che incontrano il blu cobalto d’oltremare. E vedo le corse delle onde. Risate di bambine in bianco di zinco che mi bagnano i piedi e si ritraggono nella timida risacca.

Incontro gli occhi di Emidio. Ci trovo questa spiaggia. Quel mare. La vivacità festosa delle sue onde. Non le avrei mai ritrovati i miei sogni se non me li avesse riportati in superficie il suo tenace starmi di fianco. Non si dovrebbe essere mai soli nell’affrontare la tempestosa cecità della malattia. Perché quando smetti di vedere servono i suoi occhi per vedere oltre. Quando smetti di sognare servono le sue mani per ricordarti che sai ancora sperare.

Raccolgo tutti i miei sogni. Chiedo a Emnidio di aiutarmi. Passiamo la notte a rimettere insieme ogni frammento. E mi riprometto “d’ora in poi mai più sogni spezzati”.

Lascia un commento