Il sorriso lacerato. La voce smunta. La pelle increspata. E tu che mi raffiguri nei lustri di una giornata di sole. Ma non lo vedi? Sono una venere deposta, una promessa dismessa, il rudere di un sogno. “Io dipingo ciò che sei e non quel che appari” mi rispondi. Poi prendi il blocco dei disegni e mi indichi la poltrona. “Ora siediti, guarda fuori. Inclina un po’ l’anima verso di me. Ferma così. Incantevole. Sarà un ritratto meraviglioso”.
