Sempre di fretta. Senza priorità perché tutto è urgente. Tomi di giornate sempre uguali, senza domani: nessuno le ricorderà. Tra questi fogli unti di inchiostro delirante, poche righe in bianco. Incontaminate profondità tra le quali sottrarsi all’universo, ad un’identità, ad un volto. Riaffioro sull’altro versante. E’ già sera. Mi verso del vino. Apro una pagina a caso. Sulla poltrona di vimini, davanti alle begonie imbevute di luna, il poeta canta il corpo elettrico.
