Una voce. Si defila dalla folla chiassosa. Mi sfiora le dita. Mi chiede di camminarle accanto. Fino a casa. Poche centinaia di metri. Il corso alberato. A destra per i portici nella penombra dormiente delle vetrine spente. Fino alla piazza. Il monumento al sommo poeta in marmo bianco. Rosso. Verde. Attraversiamo. Il tuo portone. Civico 22. Poche centinaia di passi per amalgamare le nostre ombre, le nostre reciproche oscurità. Poche centinaia di parole per assemblare i nostri sogni più complicati, i più belli, in un irragionevole desiderio di condividerne il destino.

Alcune volte per dare inizio a qualcosa di imponente basta una singola voce tra tante che dice la sua e si fa ascoltare
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