Irene si lascia dondolare dalla musica. Occhi chiusi. Sorriso che descrive piacere. Sotto incantesimo. Stregata dalle note di un flauto a percussione. Totalmente rapita. Sedotta dalla voce di un angelo vestito di scuro. Irene che di solito non balla. Che evita le feste. Che se ne sta in disparte. Ritmo ipnotico. Luci psichedeliche. Giolì. Assia. La loro selezione. I loro strumenti. Quel modo di cullarsi davanti alla console. Mi appoggio al muretto in calce tra l’area bar e i divanetti. C’è il luccichio della luna sul mare oltre la terrazza. Anche io non amo ballare. Anche io preferisco evitare. Ma c’è qualcosa stasera che mi persuade. Finisco il mio drink. La raggiungo. Le sfioro la mano. Non apre gli occhi. Mi riconosce dal tocco. Sorride. E comprendo. Non è lei che si muove all’interno di questo groove. E’ questo ritmo che entra in circolo e ti trasporta dove vuole lui. Contagia ogni parte del corpo. Disegna movenze. E’ già dentro me. Mi coinvolge. Mi muovo senza volerlo. E mi piace. Questa notte non dovrebbe finire mai.
