Lucia si è addormentata sul divano. I bicchieri vuoti. La bottiglia di single malt. Il cioccolato fondente. Un libro del poeta Kabira Murai. Briciole di parole sul tappeto. In un paio d’ore tutto il tempo che abbiamo attraversato lontani. Per scoprire che percorrendo tragitti distinti, a volte paralleli, altre volte opposti, ci stavamo cercando. Ci stavamo ricongiungendo, allontanandoci. Oppure non ci eravamo mai persi del tutto. Forse.
Lucia si è addormentata. Il ventre si solleva e si riabbassa. Lo sciabordio delle onde in una notte di luna piena su una spiaggia isolata. Una caletta raggiungibile solo via mare. Qui non ci arriva mai nessuno. Il nostro posto segreto. Scoperto per caso. Estate 2012. In giro, in canoa, lungo “Punta dell’Est”. La parte più estrema di questo lembo di scogliera che si allunga nelle acque di un mare azzurrissimo. Il moto lento del suo respiro mi riporta in quel minuscolo ritaglio ti terra impregnato di momenti indimenticabili. Le notti trascorse lì. Le canoe ormeggiate. Una tenda. Un fuoco. La cena: pesce spada arrosto e moscato secco di Terracina. Il freddo. Noi due. Pathos. Mani. Carezze. Baci. Nudità. Abbracci. Un infinitesimo granello di un’intensa immensità.
Dorme. Sembra rilassata. Un sorriso dalle tenui tinte pastello. Le mani congiunte sotto le guance arrossate. Non c’è verso di svegliarla. Le poso un plaid leggero sulle gambe. Il vento notturno sfiora con le dita le virgole bianche di un mare appena increspato e si tinge di freschezza.
Buonanotte…
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Sul tavolino, sul terrazzo, nonostante l’una di notte sia passata da diciotto minuti, il telefono si illumina. “Ciao Federico. Scusami per l’ora. Ti andrebbe un caffè insieme? Domani pomeriggio? Soli, io e te. Vorrei parlarti. E non di lavoro. Vorrei rivederti. Serena”.
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enzodegennaro 