Tin! Il tostapane scampanella. I miei toast saltano fuori. Un guizzo di gioia. Un saltello che mi mette sempre di buonumore. Forse perché quello sbucare dall’elettrodomestico, fumante e profumato, assomiglia all’apparire di due divertiti punti esclamativi. Forse perché tintinnare, quel balzare fuori, annunciano che la cena è pronta.
La mia birra rossa preferita è già stappata. Mi aspetta sul tavolino basso. La smart tv già programmata sulle oscure vicende dei passeggeri del volo 815.
Sfilo la prima pinza e lascio che il toast scivoli nel piatto. La rialloggio al suo posto. Prendo la seconda pinza e…
…
…
…
Il suono del citofono mozza il mio gesto. Mi blocca. Guardo l’orologio sul muro della cucina. 21e45. Non aspetto nessuno. Chi sarà? Bò! Rimetto la pinza con il secondo toast al suo posto…
Il videocitofono non mi aiuta. Chi ha suonato è così vicino allo sguardo monocolare della telecamera che non riesce ad inquadrarlo.
- Chi è?
- Ehmmmmm….scusami…scusami per l’orario… sono Lucia!… mi faresti salire… è questione di un attimo…
- …
- …
- …
- Scusami… perdonami…
- Entra, cosa succede?
- Scusami per l’irruzione, ma è il solo posto in cui non abbia ancora cercato.
- Cercato? Cosa? Cosa hai perso questa volta?
Lucia. Profondi occhi neri. Luminosi. In quelle sfere di pece c’è sempre una luce che brilla. Anche quando è totalmente al buio. Anche quando tutto è sommerso in un’incontestabile marea oscura. Anche nel nero più impenetrabile, nei suoi occhi c’è luce. E’ come se quelle schegge di chiarore arrivassero da dentro. Splendessero dall’interno. E non fossero il riflesso di una sorgente esterna. Due lanterne. Carnagione scura. Le bastano due giorni di mare per diventare nera. Capelli lisci. Corti. Un metro e sessantottocentimetri. Ama il jazz e i film di Woody Allen. Le piace pattinare e la cucina indiana. Leggere Baricco e andare per musei. Odia il calcio. Odia i reality. Odia i fast food. E’ sempre indaffarata. Maniaca dell’ordine. Distratta. Nonostante il suo continuo mettere in ordine, nonostante il suo continuo controllare che sia tutto al suo posto, riesce a perdere di tutto. Orologio. Occhiali. Portafogli. Strada. Nonna. Solo la pazienza, solo quella, non perde mai. E’ sempre molto tranquilla. Anche davanti ad un disastro. Anche davanti ad una tragedia. A qualsiasi imprevisto.
- Il telefono. Non lo trovo più. Ci sono tutti i contatti, le foto, le chat. Potrei aver perso tutto.
- …
- Potrebbe anche essere un bene in fondo.
- …
- Avrei la scusa per non essere più reperibile. Essere offline per un po’ di tempo. Che meraviglia.
- …
- Ma ci sono le foto. Alle foto ci tengo.
- Lo faccio squillare!
- Provaci, ma lo sai, di solito è senza suoneria. Fosse stata attiva l’avresti già sentita. Ci ho già provato mille volte.
Richiamo il nome di Lucia sulla rubrica. Lucy. Quanto tempo è che dal mio telefono non partiva una chiamata verso sequenza di numeri? Era sempre in testa alla lista dei preferiti. Ora giace sotto un cumulo di polvere digitale. Dimenticato in fondo ad un cassetto di uno e di zero. Nell’angolo più remoto della mia micro sim.
Squilla. Libero. Ma, nessun suono.
Ci guardiamo attorno. Ingresso niente. Sala niente. Cucina niente. Ci avventuriamo al buio nella zona notte. Al buio perché se l’unico modo di ritrovarlo è attraverso il bagliore del display, accendere le luci potrebbe vanificare le nostre ricerche. Niente nei bagni. Niente nello studio. Ci rimane la camera da letto. Nessuna luminescenza nemmeno qui.
- Aspetta un attimo. Ah, ecco. Sulla poltrona. E’ qui! E’ lui! Che stupida che sono devo averlo poggiato qui quando mi è caduta le penna sotto il letto e mi sono abbassata per recuperarla. Con il display rivolto verso il basso. Stupida.
RISATE.
- 14 chiamate perse. 4 dal telefono di Marco. 2 dal barista. 3 dall’ufficio. 1 dai signori dell’appuntamento delle 18. 2 da te. 1 da mamma. Solo quella di mia madre, è una vera chiamata persa. Il resto sono tentativi di rintracciare il telefono.
- Ti posso offrire qualcosa.
Sorvolo sulla sua distrazione cronica. Inutile infierire.
Lucia sta controllando messaggi, chat, social. Ci siamo spostati in sala. Il profumo svaporato dei miei toast.
- Mi perdoni se chiamo mia madre? Voglio capire perché mi ha cercata. Ci siamo sentite nel pomeriggio. E di solito la sera non chiama. Solo per le urgenze.
- Nessun problema.
- Vado in veranda.
- Ok. Sono qui.
Qui è davanti alla tv. Esco dalla modalità smart. Torno sul digitale. Telegiornale. Continuano gli sbarchi. Continuano ad uccidere donne. Un altro incidente sul lavoro. Un’altra settimana senza Governo.
Lucia racconta alla madre il motivo per il quale non ha potuto rispondere. Rassicura l’anziana donna. La signora Elvira. Chissà come sta? Devo aver fame perché mi ritorna chiaro il sapore della sua parmigiana di zucchine. Sento Lucia che dice alla madre di aver lasciato il telefono a casa di un’amica. Che l’ha recuperato e che resterà lì per la serata.
- Si mamma stai tranquilla. Domani ci andiamo insieme dal medico.
Sembra che la telefonata stia finendo. Vado in cucina. Mi verso un bicchiere di acqua fresca. Torno in sala. Lucia è ancora fuori. Ancora al telefono. Ascolta. Annuisce. Mi siedo al divano. Sta cominciando un film con Rob Morrow.
Alzo lo sguardo. Si è seduta sulle poltroncine del terrazzino. Torno in cucina. Estraggo il secondo toast. Freddo come il primo. Chissà se sono ancora commestibili. Chissà se riuscirò a cenare. Chissà se mi divertirà ancora il guizzo dei toast quando sono pronti.
Ho fame. Sono le dieci passate. Preparo anche per lei? Sbircio dalla finestra della cucina. E’ ancora lì. Deve aver sentito la mano del mio sguardo posarsi sulla sua spalla perché si gira nella mia direzione. Sorride imbarazzata. E mi fa segno che sta per chiudere. Ricambio il sorriso imbarazzato. Faccio segno di stare tranquilla.
…
…
- Che fai? Ceni qui?
- Come? Cosa? Ma quanto tempo sono stata al telefono?
- Tanto!… Hai perso la cognizione del tempo?
La cognizione del tempo. E’ vero. E’ un delle cose che perde più di frequente.
- Perdonami.
- Comunque la proposta è valida: ceni qui? Non c’è molto. Non era previsto.
- Credi sia il caso?
- Io non ho problemi. Mi farebbe piacere passare un po’ di tempo con te. Ci mettiamo fuori. Avevo in programma una serata con una delle mie serie preferite. Ma posso farne a meno. Sopravviverò!
- Io sarei dovuta andare in palestra. Ma è evidente che sono ormai fuori orario.
- …
- Accetto l’invito.
- Ti va un po’ di birra?
- Quanto tempo è trascorso? Da quanto tempo non stiamo seduti insieme? Da soli? Così?
- Due anni. Quasi due anni.
- Volevo partire. Volevo andare nella Grande Metropoli. Ma tu non hai approvato.
- Avevo un lavoro qui. Il mio lavoro. E’ ancora il mio lavoro. La mia agenzia. Come potevo lasciare tutto e ricominciare da un’altra parte? Non era il momento giusto.
- Non ti ho mai chiesto questo. Non ti ho mai proposto di seguirmi dall’altra parte dello stretto.
- Lo sai, te l’ho già detto allora. Ribadisco: non ci credo alle relazioni a distanza. Non è così che può funzionare.
- Così sono partita. Senza di te. Con un contratto già firmato per il più grande studio della capitale.
- …
- Dopo due mesi sono tornata indietro. Mi mancavi, ma non volevo ammetterlo. Quando ho compreso la ragione del mio malessere, tu non ti sei fatto più vivo. Ti ho cercato. Non mi hai mai risposto. Non ci siamo più visti per un intero anno. Pensavo ti fossi già trovata un’altra.
- E invece ero solo incazzato. Non volevo più vederti. E il tuo numero era nella lista nera degli indesiderati. Non volevo più vederti. Basta. Chiuso. Addio.
- E invece, ci siamo ritrovati.
- Siamo tornati a parlarci alla festa di Loredana.
- Abbiamo ballato insieme al matrimonio di Gianni e Flora.
- E poi stasera. Non mi sarei mai aspettato che un giorno ti avrei invitato a cena, da me. Di nuovo. Come un tempo. Come se il tempo non si fosse portato via questi due anni.
- Praticamente mi sono autoinvitata. Un’irruzione. Non potevi fare altro.
RISATE.
- E’ come vivere in un flash back.
- Stai pensando ai superstiti del volo 815?
- Conosci questa serie?
- Certo. Aspetta di vedere i flash forward, non capirai più niente.
- Stai facendo la spoiler?
RISATE. DI NUOVO. PIU’ FORTE. COME VECCHI AMICI. COMPLICITA’. INTIMITA’ RITROVATA.