Matilde prende la telefonata. “E’ per te. E’ la VIAN. Hanno una nuova responsabile della comunicazione. Vorrebbe incontrarci”.
Matilde. I suoi enormi occhiali tondi. Le prendono tutto il viso: dalle gote alla fronte. I capelli, una nuvola di riccioli neri. Un nero così intenso che contrasta con il perenne pallore della sua pelle. Il rossetto rosso. Il mascara. Matilde. 34 anni. E’ con me dal primo giorno. Abbiamo frequentato lo stesso master per sviluppatori web. Le piace l’heavy metal. Adora “Una mamma per amica”. Un tatuaggio sulla spalla destra. Un giardino nel quale coltiva tulipani. Ride sempre. Passa le giornate di pioggia a contemplare le gocce che rimbalzano sulle ringhiere del balcone. Ride sempre. E’ un tipo solare. Ma preferisce l’inverno. Poi si lamenta del freddo.
La VIAN. Un’azienda vitivinicola di Santa Croce Marina. Buon vino. Titolari geniali. Hanno iniziato da una piccola masseria. Oggi i loro terreni si estendono per svariati ettari. 200. Il loro stabilimento è una reggia. Due fratelli. Sei figli. Tre di quei giovani hanno proseguito la strada dei genitori. Hanno abbinato alla produzione di vino d’eccellenza spazi dedicati alle degustazioni, ai ricevimenti, agli eventi di moda, arte e musica. Abbiamo curato l’intero allestimento del sito web. Si sono affidati alla CtrlG quattro anni fa. Siamo stati da loro. Sono stati qui. Una ciurma di bravi ragazzi. La VIAN: eccellenti vinificatori. Uno dei nostri clienti di maggior prestigio. Ed ora, questa novità: la nuova responsabile della comunicazione. Ho la pelle d’oca. Sono sempre molto esigenti. Hanno sempre mille richieste. E i tempi stretti.
Matilde digita il mio interno. Squilla. E’ come la sirena che segnala l’imminenza di un attacco aereo. “Siamo sotto tiro Matilde. Metti l’elmetto. Allontanati dalle finestre. Apri la botola. Scendi nei sotterranei. Qualsiasi cosa accada non uscire finché non smettono di bombardare”. Lei ride. Si alza. Viene a sedersi accanto. Non vuole perdersi nemmeno una parola. Ci fanno disperare. Ma la VIAN è una bella realtà. In fondo ci fa piacere farne parte. I progetti moda, arte e musica sono anche una nostra idea.
La dottoressa Corvino ha un tono di voce tranquillo. Sembra essere competente in materia di web e marketing. Come prima mossa, dopo aver ricevuto il suo nuovo incarico, vorrebbe fare un punto della situazione. Corvino. Un cognome noto da queste parti. Oggi mi suona ancora più familiare. Corvino. Perché mi sembra così vicino? E perché quella voce non mi è del tutto nuova? Siamo d’accordo. Ci vediamo nel pomeriggio. Ore 17. Da noi. “Si segni il mio numero di cellulare. Serena Corvino”.
Serena? Lei? Possibile? Si certo, Corvino è il suo cognome. Riattacco.
“Ma cosa hai? Stai bene?”
“Cosa? Certo! Perché?”
“Sei strano! Cosa ti ha sconvolto? Mi sembrava una telefonata tranquilla”.
“Tranquillissima. Meditavo”.
“Meditavi? E su cosa metidavi?”
“Sul fatto che dovremmo farci un caffè!”
“Ah, su questo hai ragione. Andiamo!”
“Andiamo, prendi gli spiccioli”.
“Sei il solito”.
Risate.
…
…
…
“Solo un attimo. Vado in bagno”.
“Ti aspetto all’ingresso”. Mi avvio. Lungo il corridoio tiro fuori lo smartphone. Facebook. Serena Corvino. Nome, cognome e foto profilo corrispondono. E’ lei. Siamo amici? Non lo ricordavo. Raffaella Corvino. Nome, cognome e foto profilo. La riguardo. Però, bella foto.
“Eccomi. Andiamo”. Chiudo il telefono. Lo infilo in tasca e seguo Matilde giù per le scale.
ED
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