LEI ALL’IMPROVVISO (PARTE QUARTA), JESSICA JONES

L’ultimo tratto l’ho fatto correndo. La pioggia prevista per ieri è arrivata stasera. A volte i meteorologi sbagliano i calcoli. A volte le nuvole si divertono a farli passare per incompetenti. Rientro correndo per le scale. Senza aspettare che arrivi l’ascensore. Cinque piani. Fiatone. Una corsa inutile. Il bucato è ormai tutto bagnato. Lo lascio sui fili appesantito dall’acqua. Mi tolgo le scarpe bagnate. Gli abiti bagnati. Indosso il pigiama e preparo la cena. Omelette al gorgonzola. Una Tennent’s Scotch Ale. Mi sposto in salotto. Divano. Tv. La seconda stagione di Jessica Jones.

L’affascinante detective con i superpoteri vuole comprendere cosa l’ha resa speciale. Così forte. Sta rovistando nel suo passato. Anche Serena fino a questo pomeriggio faceva parte del passato. Anzi, nemmeno ricordavo che ne facesse parte. Serena. Andavamo all’asilo insieme. E poi alle elementari. Poi non l’ho più vista. A tratti riemergono alcuni episodi di quegli anni tra i banchi di scuola.

Il passato. Un’enorme scatola nella quale accumuliamo roba di ogni genere. La mettiamo da parte e la dimentichiamo. Le cose che ricordiamo sono solo piccoli frammenti ingialliti di tutto il vissuto. Eppure ce li portiamo addosso. Senza accorgercene, è tutto lì. Fa parte di ciò che siamo diventati. O di ciò che stiamo diventando. Perché la mutazione non finisce mai. Ogni piccolo evento ci cambia. Ma non ne siamo coscienti.

Ci sono storie lì dentro che non riesco più nemmeno ad immaginare. Eventi che non hanno più date. Posti che non hanno geografia. Nomi che non hanno più un volto. E volti che non hanno più un nome.

E poi, un incontro, come una scintilla, riaccende qualcosa. La terza elementare. Una giornata di sole. Tutti in classe. La cattedra vuota. Dopo un po’ entra una giovane donna che non avevamo mai visto. Accompagnata dal direttore. La maestra si assentò per tre mesi. Era stata in coma. Era stata colpita da una trave mentre visitava il cantiere della sua nuova casa. Ci raccontò che aveva rischiato la morte. Si era sentita leggera. Attirata da una luce intensa. La luce la portava verso l’alto. Le voci di alcuni bambini la trattenevano in basso. Avevamo pregato tanto per la maestra. Forse le nostre preghiere erano state esaudite. Avevamo ancora bisogno di lei e qualcuno dovette convincersene.

Jessica Jones si addentra in un corridoio scuro. Ci sono delle porte. E dietro quelle porte dei lampi. Immagini che arrivano da un ieri lontano. Rapide sequenze di flash che non illuminano per farti vedere ma per accecarti. Confondere. Apre un’altra porta e…

Ho il collo immobilizzato. Per quanto tempo ho dormito? In una posizione assurda. Sullo schermo c’è un’altra puntata. Mi sono perso una puntata intera. Domani la rivedo. E’ ora di andare a letto. Buonanotte.

ED

GE

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