LEI ALL’IMPROVVISO (SECONDA PARTE). IL CAFFE’

Un uomo sfoglia il quotidiano rosa: la capolista è in difficoltà. Due donne sorseggiano del tè. Appena entro mi lascio dietro il ronzio del traffico e mi ritrovo tra le prime nostalgiche note di un brano di Daniele Silvestri. Odeon Café, dal 1968. Uno sgabello alto. Un espressino freddo. E la porta che si apre prima che si sciolga il dilemma zucchero di canna o zucchero normale. Entrano ridendo. L’uomo alza lo sguardo dal giornale. Le donne smettono di parlare. Serena. Era un po’ di tempo che non la incontravo. Com’è cambiata. Passando mi saluta. Ricambio. Prosegue verso la saletta interna. Scuole elementari. I maschietti da una parte le femminucce dall’altra. Ci siamo rivisti due anni fa ad un corso di fotografia. Dovrei avere ancora il suo numero. Il suo numero. E a cosa dovrebbe servirmi? L’immagine vivida del suo contatto sul mio telefono. Un pensiero incontrollato. Improvviso. Lo svolazzare inatteso di una piccola farfalla di cui non mi ero accorto. Era lì tra i petali. Sul fiore appena sfiorato. Non si vedeva. Era lì. Bastava una piccola vibrazione perché si rendesse visibile. Così, quel numero mi apparve davanti. Senza che lo cerchi. Svelato dal breve incrociarsi di uno sguardo. Finisco il mio espressino freddo. Torno nel ronzio persistente del traffico del centro. Tutto nei cinque minuti e tre secondi di “A me ricordi il mare“.

ED

GE

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