C’era l’incessante canto delle cicale e l’inaccessibile silenzio della sua bocca. E la grazia con la quale portava in giro per il mondo inconsapevoli luminescenze. Quel suo modo di guardare. Di tacere. L’accurata simmetria tra i colori delle sue vesti e i colori dei suoi sguardi. Spiragli di splendore nelle ombre più dense.